Spesso le aziende vogliono diventare agili, senza tuttavia comprendere esattamente che cosa significhi. Alle prime difficoltà le false aspettative cadono, lasciando la sensazione che un cambiamento culturale non sia possibile e che l’agilità sia una pura illusione. L’agilità, al contrario, è un’occasione per aumentare produttività, qualità, tasso di innovazione e speed-to-market, a patto di essere consapevoli che le persone e le loro interazioni valgono più che i processi o gli strumenti gestionali.
Il pensiero agile, da peculiarità dell’industria del software, si è diffuso in settori molto diversi, stimolando la capacità di reagire ai cambiamenti, adattarsi ed evolvere con la stessa rapidità con cui evolvono le esigenze degli utenti, la tecnologia e il mercato.
Non serve essere «nati agili» per capire i benefici di questa transizione: tra adottare l’agilità e diventare agili si gioca oggi la sfida per le organizzazioni e i loro leader.
Agile Company fa parte della collana TAG books dedicata all’innovazione digitale. Curata da Alessandro Rimassa, cofondatore e direttore di TAG Innovation School, la collana nasce dalla collaborazione tra Egea, casa editrice e libreria dell’università Bocconi, e Talent Garden, la più grande piattaforma fisica in Europa per i talenti del digitale.
La disciplina della sperimentazione è un antidoto naturale contro l’incertezza ma richiede un cambiamento nel modo di pensare il management.
Nel corso della storia si sono alternati thinkers e doers, capaci ancora oggi di influenzare il modo in cui vengono gestite le persone e il loro lavoro.
Aumentare l’efficacia diminuendo la produttività: visualizzare il lavoro limitandone il carico significa liberare tempo per ciò che conta davvero.
Concentrarsi sul consegnare alle persone anziché un prodotto da pagare, qualcosa che le faccia sentire comprese, felici, valorizzate, innamorate.
Spesso per prendere buone decisioni che riguardano il futuro è opportuno considerarne l’incertezza più che la certezza.
Il pensiero agile da attività di una nicchia di sviluppatori di software è diventato un approccio largamente diffuso e impiegato dalle organizzazioni di tutto il mondo.
Le storie sono uno strumento per raccontare quello che ci aspettiamo da un prodotto focalizzandoci sui bisogni delle persone.
Ripetere le cose non basta: per migliorare è necessario chiedersi spesso se stiamo producendo nuovo valore.
Rendere trasparente e fluido il processo di rilascio del nostro prodotto evitando l’effetto Big Bang.
Far diventare le persone straordinarie per permettere la transizione da un’organizzazione che «fa» l’agile a un’organizzazione che «è» agile.